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Volodyk - Paolini2-Eldest

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La sua tranquillità fu interrotta da una masnada di bambini scalmanati che attraversarono di corsa il giardino di una casa accanto, lanciando gridolini mentre giocavano a prendersi. Li seguivano alcuni adulti, ciascuno indaffarato a bloccare i propri figli. Roran osservò la baraonda svanire dietro un angolo, poi mangiò l'ultimo boccone e tornò in cucina, dove nel frattempo si era riunito il resto della famiglia.

Elain lo salutò. «Buongiorno, Roran.» Aprì le imposte della finestra e alzò lo sguardo al cielo. «Sembra che ricomincerà a piovere.»

«Meglio così» sentenziò Horst. «Ci aiuterà a nasconderci mentre scaliamo il monte Narnmor.»

«Scaliamo?» disse Roran. Si sedette al tavolo accanto ad Albriech, che si strofinava gli occhi ancora assonnati. Horst annuì. «Sloan aveva ragione a proposito delle provviste; dobbiamo aiutarli a trasportarle fin sulle cascate, altrimenti non potranno portarne abbastanza.»

«Resteranno abbastanza uomini per difendere il villaggio?»

«Puoi contarci.»

Dopo la colazione, Roran aiutò Baldor e Albriech a impacchettare cibo, coperte e vettovaglie in tre grossi fagotti che si misero in spalla per poi dirigersi verso la zona nord del villaggio. Il polpaccio gli faceva ancora male, ma non in modo insopportabile. Per la strada incontrarono i tre fratelli, Darmen, Lame e Hamund, che recavano in spalla altrettanti fardelli.

Lungo il margine interno della trincea che circondava le case, Roran e i suoi compagni trovarono un vasto gruppo di bambini, genitori e nonni, impegnati a organizzarsi per la spedizione. Alcune famiglie avevano dato in prestito i propri muli per portare le provviste e i bambini più piccoli; gli animali legati scalpitavano impazienti, e il ragliare si aggiungeva alla confusione generale.

Roran posò il fagotto a terra e scrutò il gruppo. Vide Svart - lo zio di Ivor che, a quasi sessantanni, era l'uomo più anziano di Carvahall - seduto su una balla di indumenti, intento a far giocare un piccoletto con la punta della sua lunga barba bianca; Nolfavrell, sorvegliato da Brigit; Felda, Nolla, Calitha e altre madri dall'aria preoccupata; e un gran numero di uomini e donne dall'espressione riluttante. Tra la folla, Roran scorse anche Katrina, impegnata ad annodare i lembi di un fagotto. Lei levò lo sguardo e gli sorrise, poi tornò al suo lavoro.

Dato che nessuno sembrava essersi occupato del coordinamento, Roran si adoperò per organizzare al meglio la raccolta di provviste. Scoprì che mancavano le borracce d'acqua, ma quando ne chiese delle altre, finì con averne tredici di troppo. Lungaggini simili consumarono le prime ore della mattinata.

Mentre discuteva con Loring sull'eventuale necessità di scarpe di riserva, Roran notò Sloan fermo all'imbocco di un vicolo.

Il macellaio osservava la scena con uno sdegno che gli accentuava le rughe intorno alle labbra serrate. La sua indignazione si trasformò in rabbia incredula nel vedere Katrina infilarsi lo zaino in spalla, fugando ogni dubbio che fosse lì soltanto per dare una mano. Una vena cominciò a pulsargli al centro della fronte.

Roran corse verso Katrina, ma Sloan arrivò per primo. Le afferrò il manico dello zaino e lo scrollò con violenza, gridando: «Chi ti ha convinta a farlo?» Katrina disse qualcosa a proposito dei bambini e cercò di liberarsi, ma Sloan strattonò lo zaino, torcendole le braccia quando gli spallacci le scivolarono via, e lo gettò in terra. Il contenuto si sparse a terra. Continuando a gridare, Sloan afferrò il braccio di Katrina e cominciò a trascinarla via. Lei piantò i talloni nel terreno e si divincolò, i capelli ramati che le ondeggiavano davanti al viso come una tempesta di sabbia. Furibondo, Roran si scagliò contro Sloan per separarlo dalla figlia, e spinse il macellaio sul petto con una tale foga da farlo barcollare all'indietro di diversi passi. «Fermati! Sono io che gliel'ho chiesto.»

Sloan fulminò Roran con un'occhiata e ruggì: «Non ne hai il diritto!»

«Sì che ce l'ho!» Roran guardò il cerchio di spettatori che si era radunato intorno a loro, e poi dichiarò a gran voce, perché tutti potessero udire: «Katrina e io siamo fidanzati e ci sposeremo. E non permetterò che la mia futura moglie venga trattata in questo modo!» Per la prima volta, gli abitanti di Carvahall tacquero; perfino i muli si zittirono. Sorpresa, e un profondo, inconsolabile dolore affiorarono sul viso vulnerabile di Sloan, insieme al luccichio delle lacrime. Per un istante Roran provò compassione per lui, ma poi una serie di spasmi deformarono i lineamenti del padre di Katrina, ciascuno più intenso del precedente, finché la sua pelle non diventò paonazza. Lanciò un'imprecazione e disse: «Tu, codardo dalla doppia faccia! Come hai potuto guardarmi negli occhi e parlarmi come un uomo onesto, mentre corteggiavi mia figlia senza il mio permesso? Io mi sono fidato di te, e adesso ti scopro a intrufolarti in casa mia appena volto la schiena.»

«Era mia intenzione fare le cose come si deve» disse Roran, «ma gli eventi hanno cospirato contro di me. Non avrei mai voluto ferirti. Purtroppo è andata diversamente da come tutti noi speravamo, ma vorrei ugualmente ricevere la tua benedizione, se acconsenti.»

«Preferirei avere un porco verminoso come genero! Tu non hai fattoria. Tu non hai famiglia. E non avrai niente a che fare con mia figlia!» Il macellaio imprecò ancora. «E lei non avrà niente a che fare con la Grande Dorsale!» Sloan si avventò su Katrina, ma Roran gli sbarrò il passo, l'espressione feroce, i pugni serrati. I due si fissarono ad appena un palmo di distanza, tremando per l'intensità delle loro emozioni. Gli occhi orlati di rosso di Sloan luccicavano di follia.

«Katrina, vieni qui» ordinò Sloan.

Roran indietreggiò di un passo - i tre formarono un triangolo - e fissò Katrina. Le lacrime le inondavano il viso, mentre il suo sguardo guizzava fra Roran e il padre. Fece un passo avanti, esitò, poi con un grido di angoscia si tirò i capelli, tormentata dall'indecisione.

«Katrina!» esclamò Sloan, terrorizzato.

«Katrina» mormorò Roran.

Al suono della sua voce, Katrina smise di versare lacrime e drizzò la schiena, il viso ora composto e pacato. «Mi dispiace, papà» disse, «ma ho deciso di sposare Roran.» E si affiancò al giovane.

Sloan sbiancò. Si morse il labbro così forte da far sgorgare una gocciolinà di sangue. «Non puoi abbandonarmi! Sei mia figlia!» Le si avventò contro con le dita contratte come artigli. Nello stesso momento, Roran ruggì e colpì il macellaio con tutte le sue forze, scaraventandolo a terra davanti all'intero villaggio.

Sloan si rialzò lentamente, il viso e il collo rossi di umiliazione. Quando il suo sguardo si posò di nuovo su Katrina, il macellaio parve rimpicciolirsi, come ripiegato in sé, finché Roran non ebbe l'impressione di guardare il fantasma dell'uomo che era stato. Con un filo di voce, il macellaio disse: «È sempre così: sono quelli che ami di più che ti danno i dolori più grandi. Tu non avrai alcuna dote da me, vipera, né riceverai l'eredità di tua madre.» Piangendo amare lacrime, Sloan si volse e corse verso la sua bottega.

Katrina si appoggiò a Roran, e lui le cinse le spalle con un braccio. Restarono aggrappati l'uno all'altra, mentre la gente si assiepava intorno a loro, chi per congratularsi, chi per disapprovare, chi per dare consigli. Malgrado il clamore, Roran non si accorgeva di niente se non della donna che teneva fra le braccia, e che ricambiava la sua stretta. All'improvviso tra la folla si fece largo Elain a suon di gomitate, nonostante il pancione. «Oh, povera cara!» esclamò, e gettò le braccia al collo di Katrina, strappandola a Roran. «Siete davvero fidanzati?» Katrina annuì e sorrise, poi scoppiò in un pianto dirotto sulla spalla di Elain. «Su, su, non temere.» Elain cullava Katrina con dolcezza materna, lisciandole i capelli e mormorandole parole affettuose, ma invano. Ogni volta che Roran pensava che stesse per smettere, Katrina ricominciava a piangere ancora più forte. Alla fine, Elain lo guardò da sopra le spalle tremanti di Katrina e gli disse: «La porto a casa.»

«Vi accompagno.»

«No» replicò Elain. «Ha bisogno di tempo per calmarsi, e tu hai del lavoro da sbrigare. Vuoi il mio consiglio?» Roran annuì stordito. «Sta' alla larga da lei fino a stasera. Ti garantisco che si sarà ripresa. Domani potrà raggiungere gli altri.» E senza aspettare risposta, Elain guidò la singhiozzante Katrina lontano dallo sbarramento di alberi. Roran rimase con le braccia inerti lungo i fianchi, in preda a uno strano torpore. Cosa abbiamo fatto? Si pentiva di non aver rivelato prima la notizia del loro fidanzamento a Sloan. Rimpiangeva di non poter più lavorare insieme a Sloan per proteggere Katrina dall'Impero. E si rammaricava di aver costretto Katrina a rinnegare la sua famiglia per lui. Ora era doppiamente responsabile della sua vita. Non avevano scelta, se non sposarsi. Ho combinato un disastro. Sospirò e strinse il pugno, facendo una smorfia per le nocche escoriate.

«Come ti senti?» gli chiese Baldor, avvicinandosi.

Roran abbozzò un sorriso. «Non è andata come speravo. Sloan non vuole sentire ragioni quando si tratta della Grande Dorsale.»

«E di Katrina.»

«Già. Io...» Roran tacque nel vedere Loring che si avvicinava.

«È stata una sciocchezza madornale!» ringhiò il calzolaio, arricciando il naso. Poi protese il mento e sogghignò, mostrando i denti smozzicati. «Ma auguro a te e alla ragazza ogni fortuna.» Scosse il capo. «Eh, ne avrai un gran bisogno, Fortemartello!»

«Tutti ne avremo bisogno» lo rimbeccò Thane, passando vicino.

Loring lo congedò con un gesto della mano. «Bah, lascia perdere quel vecchio acido. Ascolta, Roran. Vivo a Carvahall da tanti anni e con la mia esperienza posso dirti che è stato meglio che sia accaduto ora, piuttosto che quando il villaggio sonnecchia tranquillo e beato.»

Baldor annuì, ma Roran chiese: «Perché?»

«Non è ovvio? In circostanze normali, tu e Katrina sareste stati sulla bocca di tutti per i prossimi nove mesi.» Loring si grattò un lato del naso. «Invece, con tutti i problemi che abbiamo, sarete presto dimenticati e potrete godervi un po' di pace.»

Roran si accigliò. «Avrei preferito i pettegolezzi a quei profanatori accampati sulla strada.»

«Lo so, è così per tutti. Ma bisogna trovare il lato positivo di ogni situazione... e il cielo sa se non ne abbiamo tutti bisogno... specie tu, una volta che ti sarai sposato!» Loring ridacchiò e indicò Roran. «Ehi, ragazzo, sei diventato tutto rosso!»

Brontolando fra sé, Roran cominciò a raccogliere le cose di Katrina sparse per terra. Tutti quelli che si trovarono a passargli accanto mormoravano un commento, nessuno dei quali troppo adatto a calmargli i nervi. «Balle!» sibilò fra i denti, dopo una critica particolarmente maligna.

Sebbene la spedizione sulla Grande Dorsale avesse subito un ulteriore ritardo per colpa della scenata a cui i paesani avevano appena assistito, la carovana di uomini e muli partì poco prima di mezzogiorno, seguendo la pista battuta che risaliva le pendici del monte Narnmor fino al culmine delle Cascate di Igualda. Era una salita ripida, da percorrere con cautela, per via dei bambini e del peso che ciascuno portava.

Roran passò gran parte del tempo intralciato da Calitha - la moglie di Thane - e dai suoi cinque figli, ma non se ne fece un cruccio, anzi, così non affaticava il polpaccio ferito e poteva ripensare ai recenti eventi. Lo scontro con Sloan lo aveva profondamente scosso. Se non altro, si consolava, Katrina non resterà a Carvahall ancora a lungo. Poiché nel profondo del suo cuore, Roran era convinto che il villaggio sarebbe stato presto sconfitto. Era una semplice constatazione, terribile, ma inevitabile.

A tre quarti dell'ascesa si fermò a riposare, e si appoggiò al tronco di un albero ad ammirare il panorama della Valle Palancar. Cercò di individuare l'accampamento dei Ra'zac - che sapeva trovarsi a sinistra dell'Anora e a sud della strada

- ma non riuscì a scorgere nemmeno un filo di fumo.

Roran sentì il ruggito delle Cascate di Igualda molto prima di vederle. Avevano l'aspetto di una spumeggiante criniera bianca che si riversava dalla vetta frastagliata del Narnmor giù nella valle, mezzo miglio più sotto. La grande corrente seguiva un percorso sinuoso nel precipitare, a seconda degli ostacoli e delle raffiche di vento.

Dopo aver superato la cornice di ardesia da dove si gettava l'Anora, Roran percorse una stretta gola piena di cespugli di lamponi, per finire in un'ampia radura fiancheggiata su un lato da un cumulo di massi, dove trovò i primi della carovana già impegnati a organizzare il campo. La foresta risuonava di grida di bimbi.

Sfilatosi lo zaino, Roran prese un'accetta e si mise a ripulire la zona dai cespugli insieme ad altri uomini. Quando ebbero finito, cominciarono a tagliare gli alberi per circondare l'accampamento. L'aroma di resina di pino saturava l'aria. Roran lavorava in fretta; le schegge di legno volavano al ritmo dei suoi colpi.

Il tempo di finire la palizzata, e il campo era stato eretto, con diciassette tende e quattro piccoli falò che illuminavano le tetre espressioni della gente e dei muli. Nessuno voleva andarsene e nessuno voleva restare.

Roran vagò con lo sguardo sulla massa di bambini e anziani che impugnavano le lance e pensò: Troppa esperienza, o troppo poca. I nonni hanno l'esperienza per affrontare orsi e bestie del genere, ma i nipoti saranno in grado di metterla in pratica? Poi notò lo scintillio d'acciaio negli occhi delle donne e si rese conto che, sebbene fossero occupate a cullare un neonato o a curare un braccio graffiato, tenevano gli scudi e le lance sempre a portata di mano. Roran sorrise. Forse... forse c'è ancora una speranza.

Vide Nolfavrell seduto da solo su un tronco abbattuto, intento a fissare la Valle Palancar, e lo raggiunse. Il ragazzino lo guardò serio. «Te ne andrai presto?» domandò. Roran annuì, colpito dal suo atteggiamento e dalla sua determinazione. «Farai del tuo meglio, vero, per uccidere i Ra'zac e vendicare mio padre? Lo farei io, ma la mamma dice che devo proteggere i miei fratelli e le mie sorelle.»

«Ti porterò io stesso le loro teste, se potrò» promise Roran.

Il mento del ragazzino tremò. «Ci conto!»

«Nolfavrell...» Roran s'interruppe per cercare le parole adatte. «Tu sei l'unico qui, a parte me, che ha ucciso un uomo. Questo non significa che siamo meglio o peggio di chiunque altro, ma significa che potrò fare affidamento su di te, se sarete attaccati. Quando domani verrà Katrina, ti assicurerai che sia ben protetta?»

Il petto di Nolfavrell si gonfiò di orgoglio. «La seguirò come un'ombra!» Poi abbassò lo sguardo, rammaricato. «Voglio dire... quando non dovrò badare...»

Roran comprese. «Oh, la tua famiglia viene al primo posto. Ma forse Katrina potrà stare nella tenda con i tuoi fratelli e le tue sorelle.»

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