Volodyk - Paolini2-Eldest
Roran si liberò dalla stretta con una scrollata di spalle. Fece qualche altro passo, poi tornò indietro e si sedette. Se non mi consegno, i Ra'zac se la prenderanno con chiunque gli capiti a tiro. Se provo a sviare i Ra'zac... Roran non era abbastanza esperto di montagne e foreste per eludere le ricerche di trenta uomini e dei Ra'zac. Eragon potrebbe farlo, ma non io. Eppure, a meno che la situazione non cambiasse, quella gli pareva l'unica soluzione possibile. Guardò Baldor. «Non voglio che qualcuno passi un guaio a causa mia. Per adesso continuerò ad aspettare, ma se i Ra'zac perderanno la pazienza e minacceranno qualcuno... be', allora penserò a qualcosa da fare.» «Comunque la rigiri, è una situazione difficile» commentò Baldor.
«Ma ho tutte le intenzioni di superarla indenne.»
Baldor se ne andò poco dopo, lasciando Roran solo con i propri pensieri, a macinare miglia su miglia sulla solita pista, dove impresse solchi profondi sotto il peso dei suoi pensieri. Quando scese il freddo crepuscolo, si tolse gli stivali per paura di consumarli - e continuò a piedi nudi.
Proprio mentre sorgeva la pallida luna, scacciando le ombre della notte con i suoi raggi d'argento, notò un certo scompiglio giù nel villaggio. Decine di lanterne sobbalzavano nell'oscurità, scomparendo per poi ricomparire quando passavano dietro le case. I puntini gialli si raggrupparono al centro di Carvahall, come uno sciame di lucciole, poi si mossero verso i margini del paese, dove vennero intercettati da una compatta fila di torce proveniente dall'accampamento dei soldati.
Per due ore Roran osservò le due fazioni affrontarsi a viso aperto: le agitate lanterne baluginavano deboli contro le solide fiamme delle torce. Alla fine i due gruppi si dispersero: chi rientrò nelle tende, chi nelle case. Quando tutto tornò alla calma, Roran srotolò il suo sacco e s'infilò sotto le coperte.
Per tutto il giorno seguente, Carvahall brulicò di insolita attività. Figure si aggiravano per le case e Roran notò con sorpresa che alcuni s'inoltravano nella Valle Palancar diretti alle fattorie. A mezzogiorno vide due uomini entrare nell'accampamento dei soldati e scomparire nella tenda dei Ra'zac per quasi un'ora.
Roran era così preso da quanto accadeva di sotto che non si mosse per tutto il giorno.
Stava cenando, quando, come aveva sperato, ricomparve Baldor. «Fame?» chiese Roran, indicandogli il cibo. Baldor scosse il capo e si lasciò cadere con un sospiro esausto. Aveva gli occhi cerchiati e la pelle del volto cerea e tirata. «Quimby è morto.»
La scodella di Roran cadde con un tonfo. Il giovane imprecò, spazzolandosi i calzoni dai pezzi di carne fredda, poi chiese: «Come?»
«Un paio di soldati hanno cominciato a importunare Tara, ieri sera.» Tara era la moglie di Morn. «Lei non ci ha fatto caso, ma i due hanno cominciato a litigare su chi doveva essere servito per primo. Quimby era lì - stava controllando un barile di birra, perché Morn gli aveva detto che era andata a male - e ha cercato di dividerli.» Roran annuì. Tipico di Quimby, intervenire sempre per garantire l'ordine. «Solo che un soldato ha scagliato un boccale che lo ha colpito alla tempia. È morto sul colpo.»
Con le mani sui fianchi, Roran fissava il terreno, sforzandosi di riprendere il controllo del respiro affannato. Era come se Baldor gli avesse sferrato un pugno allo stomaco. Non è possibile... Quimby, morto? Il contadino birraio faceva parte del panorama quanto le montagne che circondavano il villaggio, una presenza indiscussa radicata nel tessuto di Carvahall. «I soldati saranno puniti?»
Baldor alzò le mani al cielo. «Subito dopo che Quimby è morto, i Ra'zac hanno preso il corpo dalla taverna e se lo sono portato nella loro tenda. Abbiamo tentato di recuperarlo ieri notte, ma non hanno voluto sentire ragioni.» «Capisco.»
Baldor gemette, massaggiandosi il mento. «Papà e Loring si sono incontrati stamattina con i Ra'zac e sono riusciti a convincerli a restituire la salma. I soldati però non subiranno alcuna conseguenza.» Fece una pausa. «Stavo per venire qui, quando è stato consegnato il corpo. Sai che ha ottenuto sua moglie? Ossa.»
«Ossa?»
«Un mucchio di ossa spolpate... si vedevano i segni dei denti... alcune perfino spezzate in cerca di midollo.» Disgusto e orrore s'impadronirono di Roran al pensiero del terribile destino di Quimby. Tutti sapevano che uno spirito non può riposare in pace se al suo corpo non viene data degna sepoltura. Disgustato dalla profanazione, chiese: «Ma chi l'ha mangiato?» «I soldati sono rimasti altrettanto sconvolti. Devono essere stati i Ra'zac.»
«Perché? A quale scopo?»
«Sai» disse Baldor, «io non credo che siano umani. Tu non li hai mai visti da vicino, ma hanno l'alito fetido, e si coprono sempre la faccia con sciarpe nere. Hanno la schiena gobba e deforme, e tra loro comunicano con strani schiocchi. Perfino i loro uomini li temono.»
«Ma se non sono umani, di che razza di creature si tratta?» s'interrogò Roran. «Perché Urgali non sono.» «E chi lo sa?»
La paura, adesso, si aggiunse al disgusto: paura del soprannaturale. La vide riflettersi sul volto di Baldor, mentre il giovane si torceva le mani. Nonostante tutte le storie che si raccontavano sui misfatti di Galbatorix, era terribile accorgersi che i tentacoli malvagi del re si aggiravano anche fra le loro case, adesso. Roran capì di essere entrato a far parte della Storia, dove operavano forze oscure e grandiose che fino a quel momento aveva conosciuto soltanto attraverso le ballate e le leggende. «Bisogna fare qualcosa» mormorò.
Nel corso della notte e durante la mattinata l'aria si fece più tiepida, finché nel pomeriggio la Valle Palancar non brillò di un inatteso fulgore primaverile. Carvahall sembrava tranquilla sotto il cielo azzurro e limpido, ma Roran poteva percepire l'acre rancore che serpeggiava fra gli abitanti con feroce intensità. La calma era come un lenzuolo teso contro il vento.
Malgrado il senso di attesa, la giornata si rivelò noiosa: Roran passò la maggior parte del tempo a spazzolare il manto della giumenta di Horst. Alla fine si coricò, contemplando, sopra le chiome dei pini, le galassie di stelle che illuminavano il cielo notturno. Gli sembravano così vicine da poterle toccare mentre si lasciava cadere in un vuoto di tenebra.
La luna stava tramontando quando Roran si destò, la gola irritata dal fumo. Tossì e si alzò a sedere, battendo le palpebre mentre gli occhi gli bruciavano e lacrimavano. Non riusciva quasi a respirare per il fumo denso. Afferrò le coperte e sellò la cavalla spaventata, poi la spronò a salire ancora più su, in cerca d'aria fresca. Ben presto si rese conto che il fumo lo stava sorpassando, così fece voltare la giumenta e tagliò per la foresta. Dopo lunghi minuti passati a brancolare nel buio, finalmente uscirono allo scoperto e proseguirono lungo una cengia spazzata da una leggera brezza. Inspirando a pieni polmoni, Roran scandagliò la valle in cerca dell'incendio. Lo individuò subito.
Il granaio di Carvahall era avvolto da un turbine di fiamme, che trasformavano il suo prezioso contenuto in pagliuzze ardenti. Roran rabbrividì nel guardare le scorte alimentari del villaggio andare in fumo. Voleva gridare e correre ad aiutare gli uomini con i secchi, ma non riusciva ad abbandonare la sicurezza del suo rifugio.
Una scintilla cadde sul tetto della casa di Delwin. Nel giro di qualche secondo, il tetto di paglia esplose in una vampa di fuoco.
Roran imprecò e si strappò i capelli, con le lacrime che gli rigavano le guance. Ecco perché era così importante maneggiare con cura il fuoco a Carvahall. È stato un incidente? Sono stati i soldati? O forse i Ra'zac hanno voluto punire il villaggio per avermi coperto? Sono io il responsabile di questo scempio?
La casa di Fisk fu la terza a prendere fuoco. Atterrito, Roran non potè far altro che distogliere lo sguardo, odiandosi per la propria codardia.
Giunta l'alba, tutti gli incendi erano stati domati, o si erano consumati da soli. Soltanto la buona sorte e una notte senza vento avevano salvato il resto di Carvahall dalla distruzione.
Roran aspettò per assicurarsi che tutto fosse sotto controllo, poi tornò al suo campo e crollò a terra sfinito. Dalla mattina alla sera fu dimentico del mondo, pur soffrendo sprazzi di dolore nei suoi sogni tormentati. Quando si svegliò, si limitò ad aspettare il visitatore che era sicuro sarebbe comparso. Questa volta era Albriech. Arrivò al crepuscolo, con un'espressione cupa e tesa. «Seguimi» disse.
Roran s'irrigidì. «Perché?» Hanno deciso di consegnarmi? Se era stato lui la causa dell'incendio, poteva capire che il villaggio volesse sbarazzarsi di lui. Poteva persino capire che era una mossa necessaria. Era assurdo aspettarsi che gli abitanti di Carvahall si sacrificassero per lui. Ma questo non significava che si sarebbe lasciato consegnare ai Ra'zac. Dopo quello che i due mostri avevano fatto a Quimby, Roran si sarebbe battuto fino alla morte pur di non finire loro prigioniero.
«Perché» rispose Albriech, i muscoli della mascella tesi allo spasimo «sono stati i soldati ad appiccare il fuoco. Morn li aveva banditi dai Sette Covoni, ma quelli si sono ubriacati lo stesso con la loro birra. Uno di loro ha fatto cadere una torcia vicino al granaio mentre tornava alla tenda.»
«Si è fatto male qualcuno?» chiese Roran.
«Qualche leggera ustione. Gertrude è riuscita a curarle. Abbiamo tentato di negoziare con i Ra'zac. Hanno respinto la nostra richiesta che l'Impero ci rifondesse i danni e il colpevole venisse consegnato alla giustizia. Si sono perfino rifiutati di confinare i soldati nell'accampamento.»
«Ma perché devo tornare?»
Albriech ridacchiò. «È giunto il tempo delle falci e dei forconi. Ci serve il tuo aiuto per... estirpare i Ra'zac.» «Fareste questo per me?»
«Non rischiamo la nostra vita soltanto per la tua sicurezza. Adesso la questione riguarda tutto il villaggio. Se non altro, vieni a parlare con papà e con gli altri, per ascoltare le loro proposte... Pensavo che saresti stato contento di allontanarti da queste montagne maledette.»
Roran riflettè a lungo sull'invito di Albriech prima di decidere se seguirlo. O accetto o dovrò fuggire, ma potrò sempre fuggire in seguito. Andò a prendere la giumenta, legò le bisacce alla sella, e s'incamminò dietro Albriech, verso la valle. A mano a mano che si avvicinavano a Carvahall, rallentarono, usando alberi e cespugli per nascondersi. Rannicchiandosi dietro una botte per l'acqua piovana, Albriech controllò che le strade fossero sgombre, poi fece un segnale a Roran. Insieme sfrecciarono di ombra in ombra, sempre in guardia contro i servi dell'Impero. Alla fucina di Horst, Albriech aprì uno dei battenti della porta quel tanto da far passare Roran e la cavalla.
All'interno, la bottega era illuminata da una sola candela, che gettava una luce tremolante sul cerchio di facce chine su di essa nel buio circostante. C'era Horst - la folta barba che sporgeva come una mensola nella luce - in compagnia di Delwin, Gedric e Loring, i volti tesi. Il resto del gruppo era formato da uomini più giovani: Albriech, Baldor, i tre figli di Loring, Parr e il figlio di Quimby, Nolfavrell, che aveva soltanto tredici anni.
Tutti si volsero a guardare Roran che si univa all'assemblea. Horst disse : «Ah, ce l'hai fatta. Sei sfuggito alla sventura mentre eri sulla Dorsale?»
«Sono stato fortunato.» «Allora possiamo procedere.»
«Con che cosa, esattamente?» Roran legò la cavalla a un'incudine mentre ascoltava.
Rispose Loring: la faccia coriacea del calzolaio era una ragnatela di rughe profonde. «Abbiamo tentato di ragionare con questi Ra'zac... questi invasori.» Si fermò, il fragile petto scosso da un preoccupante sibilo rauco. «Si sono rifiutati di ragionare. Ci hanno messi tutti in pericolo, senza la minima traccia di rimorso o contrizione.» Si schiarì la gola, poi annunciò con voce stentorea: «Devono... andarsene. Queste creature...»
«No» intervenne Roran. «Non creature. Profanatori.»
I volti si incupirono e annuirono. Fu Delwin a riprendere il discorso. «Il punto è che qui si tratta delle nostre vite. Se l'incendio si fosse propagato, decine di persone sarebbero rimaste uccise, e coloro che si fossero messi in salvo, avrebbero perso tutto quello che possedevano. Di conseguenza, abbiamo deciso di cacciare i Ra'zac da Carvahall. Sarai dei nostri?»
Roran esitò. «E se tornano o mandano a chiamare rinforzi? Non possiamo sconfiggere tutto l'Impero.» «No» disse Horst con aria solenne, «ma non possiamo nemmeno restare a guardare i soldati che ci ammazzano e distruggono le nostre proprietà. Quanto deve sopportare un uomo prima di passare al contrattacco?» Loring scoppiò a ridere, gettando indietro la testa e la candela illuminò i monconi dei suoi denti. «Prima dobbiamo armarci» disse con gusto, «poi combatteremo. Li faremo pentire di aver messo le loro luride zampe sulla terra di Carvahall! Ha ha!»
Vendetta
Dopo l'assenso di Roran, Horst cominciò a distribuire falci, forconi, badili e tutto ciò che poteva servire a ricacciare indietro i soldati e i Ra'zac.
Roran scelse un forcone, poi lo rimise a posto. Anche se non aveva mai prestato troppa attenzione alle storie di Brom, una di esse, la Canzone di Gemnd, gli faceva vibrare le corde dell'anima ogni volta che l'ascoltava. Narrava di Gerand, il più grande guerriero dei suoi tempi, che depose la spada per prendere moglie e coltivare la terra. Purtroppo non trovò la pace agognata, poiché un signorotto geloso scatenò una sanguinosa faida contro la sua famiglia, costringendo Gerard a uccidere ancora. Ma non combattè con la spada, bensì con un semplice martello.
Si avvicinò alla parete e staccò dal gancio un martello di media grandezza, con un lungo manico e la lama arrotondata su un lato della testa. Lo soppesò con una mano e con l'altra, poi si rivolse a Horst e gli chiese: «Posso prendere questo?»
Horst guardò l'utensile e poi Roran. «Usalo con saggezza.» Poi parlò al resto del gruppo. «Ascoltate. Vogliamo spaventare, non uccidere. Rompete qualche osso, se vi aggrada, ma non fatevi prendere la mano. E qualunque cosa accada, non provate a opporre resistenza e combattere. Lo so che siete tutti coraggiosi ed eroici, ma rammentate che quelli sono soldati addestrati.»
Quando tutti furono armati, uscirono dalla fucina e attraversarono Carvahall fino all'accampamento. I soldati erano già andati a dormire, tranne quattro sentinelle che pattugliavano il perimetro delle tende grigie. I cavalli dei due Ra'zac erano legati presso un falò languente.
Horst impartì i suoi ordini sottovoce, mandando Albriech e Delwin a neutralizzare due sentinelle, e Parr e Roran a occuparsi delle altre due.
Roran trattenne il fiato nell'avvicinarsi all'ignaro soldato. Il suo cuore cominciò a battere all'impazzata, mentre il suo corpo era scosso da un fremito di energia. Si appostò tremante dietro l'angolo di una casa, e attese che Horst gli desse il segnale. Aspetta.