Volodyk - Paolini2-Eldest
«Allora, quali di voi saranno i miei marinai e quali le mie guardie? In fede mia, non so distinguere gli uni dagli altri.» Ignorando l'ammonimento di Clovis, secondo cui era lui il loro comandante e non Roran, gli uomini guardarono quest'ultimo come in attesa di un ordine. Roran annuì, e gli altri si divisero in due gruppi, che Clovis suddivise a sua volta per assegnarli alle tre imbarcazioni.
Nella mezz'ora che seguì, Roran lavorò fianco a fianco con i marinai per finire di approntare la Cinghiale Rosso per la partenza, con le orecchie tese al minimo cenno di allarme. Saremo catturati o uccisi se restiamo ancora a lungo, pensò, controllando il livello dell'acqua intorno ai piloni. Si asciugò il sudore dalla fronte.
Roran trasalì quando Clovis lo afferrò per il braccio.
Prima di riuscire a trattenersi, aveva già estratto per metà il martello dalla cintura. Si sentì stringere la gola da un groppo d'aria densa.
Clovis inarcò un sopracciglio davanti alla sua reazione. «Ti osservavo, Fortemartello, e mi chiedevo come hai fatto a guadagnarti una simile lealtà dai tuoi uomini. Sono stato al servizio di molti più comandanti di quanti riesca a ricordare, ma nessuno riusciva a ottenere questa cieca obbedienza senza alzare la voce.»
Roran non potè fare a meno di scoppiare a ridere. «Te lo dico come ho fatto: li ho salvati dalla schiavitù e dall'essere divorati.»
Le sopracciglia di Clovis si inarcarono ancora di più. «Davvero? Questa è una storia che mi piacerebbe ascoltare.» «No, non credo.»
Dopo qualche istante, Clovis disse: «No, forse no.» Scoccò un'occhiata fuori bordo. «Be', che io sia impiccato. Pare proprio che sia giunto il momento di salpare. Ah, ecco la mia piccola Galina, puntuale come sempre.» Il massiccio capitano saltò sulla passerella e da lì sulla banchina, dove abbracciò una ragazzina dai capelli scuri che doveva avere all'inarca tredici anni, e una donna che Roran immaginò fosse sua madre. Clovis scompigliò i capelli della ragazza e disse: «Galina, farai la brava mentre sono via, non è vero?»
«Sì, papà.»
Mentre guardava Clovis congedarsi dalla famiglia, Roran
ripensò ai due soldati morti. Magari anche loro avevano famiglia. Mogli e figli che li amavano e una casa a cui tornare ogni giorno... Sentì il sapore della bile in bocca e dovette concentrarsi sulla scena che si svolgeva sul molo per non vomitare.
Sulle chiatte, gli uomini avevano l'aria nervosa. Temendo che potessero perdere il controllo, Roran si mostrò mentre camminava sulla banchina, stiracchiandosi e facendo di tutto per sembrare tranquillo. Alla fine, Clovis balzò di nuovo a bordo della Cinghiale Rosso e gridò: «Ai posti di manovra, ragazzi! Il mare ci attende.»
Le passerelle furono tirate a bordo, i cavi di ormeggio slegati, e le vele issate sulle tre chiatte. L'aria risuonava di ordini, mentre i marinai cantilenavano issa tirando le cime.
Sulla banchina, Galina e sua madre rimasero a guardare le chiatte che si allontanavano, immobili e silenziose, i volti tristi sotto i cappucci. «Siamo fortunati, Fortemartello» disse Clovis, dandogli una pacca sulla spalla. «C'è anche un po' di vento a sospingerci, oggi; potremmo non essere costretti a remare per arrivare all'insenatura prima che la marea cambi!» Quando la Cinghiale Rosso si trovò al centro della baia di Narda e ad ancora una decina di minuti dalla salvezza del mare aperto, quello che Roran temeva accadde: il suono delle campane e delle trombe echeggiò sull'acqua dagli edifici di pietra.
«Che cosa succede?» chiese.
«Non lo so proprio» rispose Clovis. Aggrottò la fronte mentre scrutava la cittadina, «Potrebbe essere un incendio, ma non vedo fumo da nessuna parte. Forse hanno le mani piazzate sui fianchi. scoperto qualche Urgali nei paraggi...» Il suo volto esprimeva grande preoccupazione. «Per caso avete visto qualcuno di losco sulla strada stamattina?»
Roran si limitò a fare no con la testa, perché non si fidava abbastanza della propria voce.
Flint si accostò con la Edeline e gridò dal ponte: «Torniamo indietro, capitano?» Roran strinse così forte il parapetto da conficcarsi schegge di legno sotto le unghie, pronto a intervenire, ma temendo di apparire troppo ansioso. Distogliendo lo sguardo da Narda, Clovis gridò in risposta: «No. Perderemmo la marea.»
«Signorsì, signore. Ma darei un giorno di paga per scoprire cosa ha scatenato quel putiferio.»
«Anch'io» borbottò Clovis.
Mentre le case e gli altri edifici rimpicciolivano alle sue spalle, Roran si sedette per terra sul lato sinistro della chiatta, si strinse le ginocchia al petto e appoggiò la schiena alla tuga. Guardò in alto, colpito dall'immensità, dalla trasparenza e dal colore del cielo, poi la scia verde della Cinghiale Rosso, dove fluttuavano lunghi nastri di alghe. Il dondolio della chiatta lo cullava come un bambino. Che bella giornata, si disse, lieto di essere vivo per osservarla. Dopo essere usciti dalla baia - con suo sollievo - Roran salì la scala del cassero di poppa dietro la tuga, dove c'era Clovis con le mani sul timone a governare la rotta. Il capitano disse: «Ah, c'è qualcosa di esaltante nel primo giorno di viaggio, prima di rendersi conto di quanto è pessimo il cibo e cominciare a sentire nostalgia di casa.» Memore della necessità di imparare il più possibile sul governo delle chiatte, Roran chiese a Clovis i nomi e le funzioni di vari oggetti a bordo. Il capitano si lanciò in un'entusiastica lezione sul funzionamento delle chiatte, delle navi e dell'arte della navigazione in generale.
Due ore più tardi, Clovis indicò una stretta penisola avanti a loro. «L'insenatura è dall'altra parte» annunciò. Roran si protese, stringendo le sartie, e tese il collo, non vedendo l'ora di avere la conferma che i compaesani erano salvi. Quando la Cinghiale Rosso doppiò la punta rocciosa, in fondo all'insenatura comparve una spiaggia bianca, su cui erano radunati i rifugiati della Valle Palancar. La folla lanciò grida di esultanza e sventolò le mani, mentre le chiatte emergevano da dietro gli scogli.
Roran si tranquillizzò.
Al suo fianco, Clovis lanciò un'imprecazione terribile. «Sapevo che c'era qualcosa che puzzava nel momento stesso in cui ti ho visto, Fortemartello. Bestiame, certo. Bah! Mi hai ingannato.»
«Ti sbagli» replicò Roran. «Non ti ho mentito: quello è il mio gregge e io sono il loro pastore. Non è mio diritto chiamarli "bestiame", se voglio?»
«Chiamali come ti pare, ma io non porto persone a Teirm. Perché non mi hai rivelato la vera natura del carico, vorrei sapere, e l'unica risposta è che qualunque sia la vostra missione significa guai... guai per voi e guai per me. Dovrei scaraventarvi tutti in mare e tornare a Narda.»
«Ma non lo farai» disse Roran, mortalmente calmo.
«Oh? E perché no?»
«Perché ho bisogno delle tue chiatte, Clovis, e farò di tutto per tenerle. Di tutto. Tieni fede al nostro accordo e il viaggio sarà tranquillo, e potrai rivedere Galina. Altrimenti...» L'implicita minaccia andò oltre le sue intenzioni; non voleva uccidere Clovis, ma, se messo alle strette, lo avrebbe sbarcato da qualche parte lungo la costa. Clovis si fece tutto rosso, ma con sorpresa di Roran brontolò: «Come vuoi, Fortemartello.» Soddisfatto, Roran riportò la sua attenzione sulla spiaggia.
Dietro di lui sentì un fruscìo.
Agendo d'istinto, Roran si scansò, si abbassò e si girò, coprendosi la testa con lo scudo. Il suo braccio tremò quando una caviglia colpì il legno. Abbassò lo scudo e guardò un Clovis sgomento che indietreggiava sul ponte. Roran scrollò il capo, senza mai staccare gli occhi dall'aggressore. «Non puoi battermi, Clovis. Te lo chiedo di nuovo: terrai fede all'accordo? Se non lo farai, ti sbarcherò sulla costa, assumerò il comando delle chiatte e costringerò il tuo equipaggio a obbedirmi. Non voglio rovinarti la vita, ma se mi costringi... Coraggio. Questo può essere un viaggio normale e tranquillo, se scegli di aiutarci. Ricorda che sei già stato pagato.»
Drizzando le spalle per darsi un contegno, Clovis disse: «Se accetto, dovrai usarmi la cortesia di spiegarmi perché è stato necessario questo stratagemma, e perché questa gente si trova qui, e da dove viene. Puoi offrirmi tutto l'oro del mondo, ma non ti aiuterò in qualcosa che va contro i miei principi. Mai e poi mai. Siete banditi? O siete al servizio del nostro dannato re?»
«Saperlo potrebbe metterti in grave pericolo.»
«Insisto.»
«Hai mai sentito parlare di Carvahall, nella Valle Palancar?» chiese Roran.
Clovis fece un vago gesto con la mano. «Una o due volte. Perché?»
«Perché adesso la vedi su quella spiaggia. I soldati di Galbatorix ci hanno attaccati senza motivo. Noi abbiamo reagito e quando la nostra posizione è diventata insostenibile siamo fuggiti superando la Grande Dorsale e abbiamo seguito la costa fino a Narda. Galbatorix ha promesso che ogni uomo, donna e bambino di Carvahall sarà ucciso o ridotto in schiavitù. Raggiungere il Surda è la nostra unica speranza di sopravvivere.» Roran evitò di menzionare i Ra'zac, per non spaventare ancora di più il capitano.
La pelle abbronzata del lupo di mare divenne grigia. «Vi inseguono ancora?»
«Sì, ma l'Impero deve ancora trovarci.»
«È per causa vostra che sono state suonate le campane?»
In tono sommesso, Roran disse: «Ho ucciso due soldati che mi avevano riconosciuto.» La rivelazione lasciò Clovis sbigottito: sgranò gli occhi, indietreggiò e i muscoli delle sue braccia si contrassero mentre serrava i pugni. «Fai la tua scelta, capitano. La spiaggia è vicina.»
Capì di aver vinto quando Clovis incurvò le spalle e la spavalderia abbandonò il suo volto. «Che la peste ti porti, Fortemartello. Non sono amico del re. Vi porterò fino a Teirm. Ma poi non voglio avere più niente a che fare con voi.» «Mi dai la tua parola che non cercherai di svignartela durante la notte e non ricorrerai ad altri simili inganni?» «Sì. Hai la mia parola.»
Sabbia e rocce grattarono contro il fondo della Cinghiale Rosso mentre la chiatta si arenava sulla spiaggia, seguita su entrambi i lati dalle sue compagne. L'incessante, ritmico riflusso dell'acqua che bagnava la terra suonava come il respiro di un mostro gigantesco. Una volta imbrogliate le vele e calate le passerelle, Torson e Flint salirono a bordo della Cinghiale Rosso e si avvicinarono a Clovis per chiedere lumi.
«C'è stato un cambiamento di programma» disse Clovis.
Roran lasciò che fosse lui a cavarsela con le spiegazioni - tralasciando i veri motivi per cui i contadini avevano lasciato la Valle Palancar - e balzò sulla sabbia, dove andò in cerca di Horst fra i gruppi agitati di persone. Quando alla fine individuò il fabbro, Roran lo prese da parte e gli raccontò dei morti a Narda. «Se scoprono che sono partito con Clovis, manderanno soldati a cavallo a cercarmi. Dobbiamo far imbarcare la gente il più in fretta possibile.» Horst lo guardò fisso per almeno un minuto. «Sei diventato
un uomo spietato, Roran, più duro di quanto lo sia mai stato io.»
«Ho dovuto.»
«Sta' solo attento a non dimenticare chi sei.»
Roran passò le tre ore successive trasportando e sistemando le vettovaglie dei compaesani sulla Cinghiale Rosso, finché Clovis non espresse la sua soddisfazione. I fagotti furono assicurati perché non rotolassero durante il viaggio, col rischio di ferire qualcuno, e distribuiti uniformemente perché la chiatta galleggiasse dritta, un compito non facile, dato che i bagagli erano diversi per forma e pesantezza. Poi gli animali vennero guidati a bordo, con loro disappunto, e immobilizzati mediante cavezze legate ad anelli di ferro nella stiva.
Infine venne il turno delle persone che, come il resto del carico, furono organizzate in gruppi simmetrici per impedire alla chiatta di capovolgersi. Clovis, Torson e Flint si misero a prua delle rispettive imbarcazioni a gridare ordini alla massa di rifugiati in colonna.
E adesso che cosa succede? si chiese Roran, nel sentire voci concitate sulla spiaggia. Facendosi largo verso l'origine del chiasso, trovò Calitha inginocchiata accanto al suo patrigno, Wayland, intenta a calmare il vecchio. «No! Io non ci salgo, su quella bestia! Non puoi costringermi» gridava Wayland. Agitò le braccia scarne e piantò i tacchi nella sabbia nel tentativo di liberarsi dalla stretta di Calitha. Schizzi di saliva gli uscirono dalle labbra. «Lasciami, ho detto. Lasciami!»
Chinando il capo sotto i suoi colpi, Calitha disse: «Ha perso il senno da quando ci siamo accampati la scorsa notte.» Sarebbe stato meglio se fosse morto sulla Grande Dorsale, visti i problemi che continua a darci, pensò Roran. Si inginocchio accanto a Calitha, e insieme riuscirono a placare il vecchio perché non gridasse e scalciasse più. Come ricompensa per il buon comportamento, Calitha gli diede un pezzo di carne secca, che occupò tutta la sua attenzione. Mentre Wayland si concentrava a masticare la carne, lei e Roran lo guidarono sulla Edeline, dove lo misero in un cantuccio vuoto perché non desse fastidio a nessuno.
«Muovete le chiappe, lumaconi» gridò Clovis. «La marea sta cambiando. Forza, su!»
Dopo un ultimo sussulto di attività, le passerelle furono ritirate, lasciando un gruppo di venti uomini sulla spiaggia davanti a ciascuna chiatta. I tre gruppi si radunarono intorno alle prue e si prepararono a spingerle in acqua. Roran guidava il gruppo della Cinghiale Rosso. Cantando all'unisono, lui e i suoi uomini spinsero l'enorme peso della chiatta, con la sabbia grigia che cedeva sotto i loro piedi, i legni e le cime che gemevano, e il lezzo di sudore nell'aria. Per un momento, i loro sforzi parvero inutili, poi la Cinghiale Rosso sobbalzò e scivolò di un passo. «Ancora!» gridò Roran. Passo dopo passo, avanzarono nel mare, fino a ritrovarsi con l'acqua gelida all'altezza della cintola. Un'onda si infranse su Roran, riempiendogli la bocca di acqua salata; lui sputò, disgustato dal sapore del sale, molto più intenso di quanto si fosse aspettato.
Quando la chiatta si liberò dal fondo sabbioso, Roran nuotò lungo la Cinghiale Rosso e si issò a bordo con una cima che penzolava oltre il parapetto. Nel frattempo, i marinai impiegarono lunghi pali per spingere la Cinghiale Rosso in acque più profonde, come fecero gli equipaggi della Merrybell e della Edeline.
Nell'istante in cui furono a distanza ragionevole dalla spiaggia, Clovis ordinò di ritirare i pali a bordo e di mettere in mare i remi, con i quali i marinai diressero la prua della Cinghiale Rosso verso l'imboccatura dell'insenatura. Issarono la vela, la orientarono per cogliere il vento sull'immensa distesa di mare ondulato. leggero e, all'avanguardia del trio di chiatte, puntarono verso Teirm
Il principio della saggezza