Volodyk - Paolini1-Eragon.doc
Di nuovo: Chi sei, tu che fai questo?
Un cupo brontolio. Sono Osthato Chetòwa, il Saggio Dolente. E Togiro Ikonoka, lo Storpio Che è Sano. Vieni da me, Eragon, poiché io ho le risposte che cerchi. Non sarai al sicuro finché non mi troverai.
Ma come faccio a trovarti se non so dove sei? domandò Eragon, disperato.
Fidati di Arya e va' con lei a Ellesméra... io sarò lì. Ho aspettato molte stagioni, perciò non indugiare, o potrebbe essere troppo tardi... Tu sei più grande di quanto credi, Eragon. Pensa a quello che hai fatto e rallegrati, perché hai liberato la terra da un grande male. Hai compiuto un'impresa che nessun altro avrebbe potuto compiere. Molti sono in debito con te.
Lo straniero aveva ragione; quello che aveva fatto era degno di onore e rispetto. Non era importante sapere quali prove lo attendevano: ormai non era più una pedina nel gioco del potere. Era andato oltre, ed era qualcos'altro, qualcosa di più. Era diventato ciò che voleva Ajihad: indipendente da qualsiasi re o capo.
Avvertì l'approvazione mentre arrivava a questa conclusione. Stai imparando, disse il Saggio Dolente, e si avvicinò. Una visione passò da lui a Eragon: un'esplosione di colorì gli sbocciò nella mente, trasformandosi in una figura vestita di bianco, in piedi su una collina inondata di sole, È tempo che ti riposi, Eragon. Quando ti sveglierai, non parlare di me a nessuno, disse la figura con dolcezza, il volto oscurato da una nebbia d'argento. Ricorda, devi andare dagli elfi. Ora dormi....Alzò una mano, come per benedirlo, e la pace avvolse Eragon.
Il suo ultimo pensiero fu che Brom sarebbe stato fiero di lui.
«Svegliati» ordinò una voce. «Svegliati, Eragon, hai dormito fin troppo.» Si mosse di malavoglia, odiando quella voce. Il calore che lo avvolgeva era troppo confortevole per abbandonarlo. La voce squillò ancora. «Alzati. Argetlam! C'è bisogno di te!»
Si costrinse ad aprire gli occhi e si ritrovò disteso su un letto, sepolto sotto strati di morbide coperte. Angela era seduta accanto a lui, e lo fissava con attenzione. «Come ti senti?» gli chiese. Disorientato e confuso, lasciò vagare lo sguardo per la stanza. «Non... non lo so» disse, con la bocca secca e dolorante.
«Allora non muoverti. Dovresti risparmiare le energie» disse Angela, passandosi una mano fra i riccioli. Eragon vide che indossava ancora la corazza. Perché? Un accesso di tosse gli fece girare la testa e dolere tutto il corpo. Si sentiva le membra pesanti e febbricitanti. Angela raccolse da terra un corno dorato e glielo porse. «Tieni, bevi.»
Il fresco idromele gli irrigò la gola, rinfrescandolo. Il calore gli esplose nello stomaco e gli riportò colore sulle guance. Tossì di nuovo, peggiorando il mal di testa. Come sono arrivato qui? C'era una battaglia... stavamo perdendo... poi Durza e... «Saphira!» esclamò, alzandosi di scatto. Rimpiombò sui cuscini in preda alle vertigini e chiuse gli occhi, assalito dalla nausea. «Saphira sta bene? Gli Urgali stavano vincendo... lei stava cadendo. E Arya!»
«Sono vive» lo rassicurò Angela. «e stavano aspettando che ti svegliassi. Ti va di vederle?» Eragon annuì debolmente. Angela si alzò e aprì la porta. Arya e Murtagh entrarono, mentre Saphira fece capolino dalla soglia, troppo stretta per farla passare. Il suo petto vibrò mentre mormorava di gioia, gli occhi radiosi.
Sorridendo, Eragon le sfiorò la mente con sollievo e gratitudine. È bello rivederti, piccolo, disse lei con tenerezza.
Anche per me, ma come...?
Gli altri vogliono spiegarti, perciò lascio fare a loro.
Hai sputato fuoco! Ti ho vista!
Sì, ammise lei con orgoglio.
Sorrise debolmente, ancora confuso, poi guardò Arya e Murtagh. Entrambi erano feriti: Arya aveva il braccio fasciato, Murtagh la testa. Murtagh sogghignò. «Era ora che ti svegliassi. Siamo rimasti seduti in corridoio per ore.»
«Che cosa... cosa è successo?» chiese Eragon.
Arya aveva l'espressione triste, ma Murtagh era radioso. «Abbiamo vinto! È stato incredibile! Quando gli spiriti dello Spettro... se erano quelli... sono volati via dal Farthen Dùr, gli Urgali hanno smesso di combattere per vederli andare. È stato come se in quel momento venissero liberati da un sortilegio, perché i loro clan all'improvviso si sono messi a combattere l'uno contro l'altro. L'intero esercito si è disintegrato in.pochi minuti. Alla fine li abbiamo sconfitti!»
«Sono tutti morti?» chiese Eragon.
Murtagh scosse il capo. «No, molti sono fuggiti nei tunnel. I Varden e i nani sono impegnati a stanarli, ma ci vorrà del tempo. Io stavo dando una mano finché un Urgali non mi ha colpito la testa e sono stato spedito qui.»
«Non ti metteranno di nuovo sotto chiave?»
Il volto dell'amico si fece serio. «In questo momento non importa a nessuno. Un sacco di Varden e di nani sono morti; i sopravvissuti si stanno riprendendo dalla battaglia. Ma almeno tu hai motivo di essere felice. Sei un eroe! Tutti parlano di come hai ucciso Durza. Se non fosse stato per te, avremmo perso.»
Eragon rimase turbato dalle parole di Murtagh, ma le respinse per riflettervi più tardi. «Dov'erano i Gemelli? Non li ho trovati dove avrebbero dovuto essere... non sono riuscito a parlare con loro. Avevo bisogno del loro aiuto.»
Murtagh si strinse nelle spalle. «Mi hanno detto che stavano combattendo con valore contro un gruppo di Urgali entrati a Tronjheim da qualche altra parte. Probabilmente erano troppo impegnati per parlarti.»
Per qualche ragione il discorso non reggeva.. ma Eragon non seppe dire perché. Si rivolse ad Arya. I grandi occhi splendenti dell'elfa non lo avevano abbandonato un istante, da quando era entrata. «Come mai non vi siete schiantate? Tu e Saphira stavate...» La sua voce si spense. L’elfa rispose lentamente: «Quando hai detto a Saphira di Durza, stavo ancora tentando di toglierle l'armatura danneggiata. Il tempo di liberarla ed era già troppo tardi per scivolare lungo Voi Turin... saresti stato catturato prima che raggiungessi il fondo. E Durza ti avrebbe ucciso pur di non permettermi di salvarti.» Il rammarico venò la sua voce. «Perciò ho fatto l'unica cosa che poteva distrarlo: ho infranto lo zaffiro stellato.»
E io l'ho portata giù, aggiunse Saphira.
Eragon si sforzò di comprendere, mentre un altro attacco di vertigini lo costringeva a chiudere gli occhi. «Ma perché nessuno dei frammenti ha colpito me o voi?»
«Sono stata io a fermarli. Quando eravamo quasi a terra, li ho tenuti sospesi, poi li ho calati piano fino a terra: altrimenti si sarebbero infranti in mille schegge che ti avrebbero ucciso» dichiarò Arya con semplicità. Le sue parole tradirono il grande potere che aveva.
Angela aggiunse amareggiata: «Già, e comunque ci è mancato poco. Ci sono volute tutte le mie capacità per mantenerti in vita.»
Una fitta di inquietudine percorse Eragon, al ritmo della sua testa pulsante. La mia schiena.... Ma non sentiva fasciature intorno al corpo. «Da quanto sono qui?» chiese con trepidazione. «Soltanto un giorno e mezzo» rispose Angela. «Sei stato fortunato che io fossi nei paraggi, altrimenti ti ci sarebbero volute settimane per guarire... sempre che fossi sopravvissuto.» Allarmato, Eragon si tolse le coperte di dosso e protese una mano dietro la schiena per toccarsela. Angela gli afferrò il polso con una piccola mano, gli occhi colmi di apprensione. «Eragon... devi capire, i miei poteri non sono come i tuoi o quelli di Arya. Dipendono dalle erbe e dalle pozioni. Ci sono dei limiti a ciò che posso fare, specie con una...»
Eragon si liberò con uno strattone e allungò le dita dietro la schiena, tastandosi la pelle. Era liscia e calda, intatta. I muscoli si flettevano sotto i polpastrelli mentre si muoveva. Fece scivolare la mano più su, verso la nuca, e trovò un bozzo duro, largo mezzo pollice. Lo seguì verso il basso con orrore crescente. Il colpo di Durza gli aveva lasciato una profonda ferita che si allungava dalla spalla destra fino al fianco sinistro.
Gli occhi di Arya si colmarono di pietà mentre mormorava: «Hai pagato un prezzo terribile per il tuo gesto, Eragon Ammazzaspettri.»
Murtagh rise una risata triste. «Già. Adesso siamo uguali.»
Eragon si sentì sgomento, e chiuse gli occhi. Era marchiato. Poi ricordò qualcosa di quando era privo di sensi. Uno storpio che era sano... Togira Ikonoka. Aveva detto: Pensa a quello che hai fatto e rallegrati, perché hai liberato la terra da un grande male. Hai compiuto un'impresa che nessun altro avrebbe potuto compiere. Molti sono in debito con te...
Vieni da me, Eragon, perché io ho le risposte che cerchi.
Un senso di pace e di conforto lo pervase.
Verrò.
FINE DEL LIBRO PRIMO La storia continua con
Eldest
Il Libro Secondo dell'Eredità
GLOSSARIO
L'ANTICA LINGUA
Nota: Poiché Eragon non è ancora esperto dell'antica lingua, le sue parole e i suoi commenti non sono stati tradotti letteralmente, per risparmiare ai lettori la sua atroce grammatica. Tuttavia le citazioni di altri personaggi sono state lasciate intatte.
Ai varden abr du Shur'tugals gata vanta: Un Guardiano dei Cavalieri chiede passaggio. Aiedail: la Stella del Mattino
Arget: argento
Argetlam: Mano d'Argento
Atra giilai un ilian tauthr ono un atra ono waìse skòlir fra i rauthr: Che la fortuna e la felicità ti assistano e che tu possa essere protetta dalla sventura.
Bòetq istalri!: Incendio, divampa!
Breoal: famiglia: casa
Brisingr: fuoco
Deloi moi!: Terra, cambia!
Delois: una pianta a foglie verdi e infiorescenze purpuree
Domia abr Wyrda: Dominio del Fato (libro)
Dras: città
Draumr kòpa: Rifletti l'immagine.
Du grind huildr!: Cancello, fermati!
“Du Silbena Datia": "Le Nebbie Sospiranti" (un canto poetico)
Du Sùndavar Freohr: La Morte delle Ombre
Du Vrangr Gata: Il Tortuoso Cammino
Du Weldenvarden: La Foresta dei Guardiani
Edoc'sil: inespugnabile
Eitha: vai: parti
Eka al fricai un Shur'tugal!: Sono un Cavaliere e un amico!
Ethgrì: invoca
Fethrblaka, eka weohnata néiat haina ono. Blaka eom iet lam: Uccello, non ti farò del male. Vola sulla mia mano.
Garjzla: luce
Gath un reisa du rakr!: Compatta e solleva la nebbia!
Gedwéy ignasia: palmo luccicante
Gèuloth du knìfr!: Smussa la lama!
Helgrind: i Cancelli della Morte
Iet: mio (informale)
Jierda: spezza: colpisci
Jierda theirra kalfis!: Spezzagli gli stinchi!
Martin! Wyrda! Hugin!: Memoria! Fato! Pensiero!
Moi stenr!: Pietra, cambia!
Nagz reisa!: Coperta, sollevati!
Osthato Chetowa: il Saggio Dolente
Pòmnuria: mio (formale)
Ristvak'baen: il Luogo del Dolore (ben usato qui e in Urù'baen, la capitale dell'Impero è sempre un'espressione che indica tristezza, sofferenza)
Seithr: strega
Shur'tugal: Cavaliere dei Draghi
Skulblaka, eka celòba ono un mulabra ono un onr Shur'tugal né haina. Atra nosu waise fricai: Drago, ti rendo onore e non intendo fare del male né a te né al tuo Cavaliere. Ti chiedo amicizia.
Slytha: dormi
Stenr reisa!: Pietra, sollevati!
Thrysta: spingi: comprimi
Thrysta deloi: Comprimi la terra.
Thverr stenr un atra eka hórna!: Attraversa la pietra e
fammi sentire!
Togira Ikonoka: lo Storpio Che è Sano
Tuatha du orothrim: la Temperanza dello Sventato (uno dei livelli di addestramento dei Cavalieri)
Varden: guardiani
Vóndr: un ramoscello dritto e sottile
Waise heill!: Guarisci!
Wiol pòmnuria ilian: Per la mia felicità.
Wyrda: fato: destino
Yawé: pegno di fiducia
LA LINGUA DEI NANI
Akh Guntéreaz dorzàda! : Per amor di Guntéra!
Àz knurl deimi lanok: Attenzione, la roccia cambia. Barzul: maledizione, sventura
Carkna bragha!: Grave pericolo!
Dùrgrimst: clan (letteralmente il nostro casato, la nostra dimora) Egraz Carn: uomo calvo
Farthen Dùr: Nostro Padre
Hìrna: statua; effigie
Hf carnz orodiim: È il fato, l'obbligo di ciascuno
Ingietum: metallurgici; fabbri
Isidar Mithrim: Zaffiro Stellato
Knurl: pietra; roccia
Knurla: nano (letteralmente, uomo di pietra)
Kóstha-mérna: Pie di Monte (un lago)
Oei: sì; affermativo
Otho:fede
Sheilven: codardi
Tronjheim: Elmo dei Giganti Voi Turin: la Scala Infinita LA LINGUA DEGLI URGALI
Drajl : larve
Ithro Zhàda (Orthiad): la Rovina dei Ribelli
Kaz jtierl trazhid! Otrag bagh: Non attaccate! Circondatelo. Ushnark: padre
RINGRAZIAMENTI
H
o creato io Eragon, ma il suo successo è il risultato di entusiastici sforzi di amici, familiari, fan, bibliotecari, insegnanti, studenti, dirigenti scolastici, distributori, librai, e molti altri. Vorrei poterli citare tutti per nome, ma la lista è molto, troppo lunga. Voi sapete chi siete, e
vi ringrazio!
Eragon è stato pubblicato la prima volta all'inizio del 2002, dalla società editrice dei miei genitori, la Paolini International LLC. Avevano già pubblicato tre libri, e perciò ci è sembrato naturale fare lo stesso con Eragon. Sapevamo che Eragon sarebbe piaciuto a un vasto pubblico di lettori; la nostra sfida era diffondere la voce.
Durante il 2002 e rinizio del 2003, ho viaggiato in lungo e in largo per gli Stati Uniti, partecipando a più di centotrenta presentazioni in scuole, librerie e biblioteche. Mia madre e io ci siamo occupati dell'organizzazione di tutti gli eventi. Al principio mi limitavo a due presentazioni al mese, ma via via che diventavamo più bravi, il nostro tour si è allargato tanto che mi sono ritrovato quasi sempre in viaggio.